di Giuseppe Longo

Mercato, concorrenza, profitto: sono termini che ormai ci accompagnano giorno per giorno. Infatti, se accendiamo la TV o sfogliamo un quotidiano ci imbattiamo molto spesso in questi totem dell’economia.
Ma basta la parola “concorrenza” per arrivare all’obiettivo del nostro dire, pur circoscritto soltanto a una semplice sagra. Come quella che sta vivendo Nimis in questi giorni e che oggi, 8 settembre, è giunta al suo momento principale, essendo la festa della Natività della Madonna.

la scena dell’Apparizione della Madonna nel 1467 raccontata dal pittore Giacomo Monai.  
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(Foto Lauzana)

Ebbene, l’“Antighe Sagre des Campanelis” soprattutto in questi ultimi anni ha dovuto proprio fare i conti con la concorrenza per la nascita ovunque di decine di manifestazioni paesane, spesso non legate ad alcuna origine storica o religiosa, come è invece nel nostro caso.
Inoltre, la facilità di movimento delle persone – quindi ampliando la possibilità di scelta – ha fatto il resto.
E quella di “Madone di Setembar” – perché è così che la gente di Nimis, o almeno quella che crede, preferisce chiamarla – è tuttora una bella sagra, perché ancorata a una motivazione forte, che si rinnova da oltre cinque secoli, che attinge alla storia e alla tradizione religiosa (ed i riti dell’Ottavario sono tutti sempre ben frequentati), perché avviene in una cornice magnifica, diremmo unica, come quella del Prato delle Pianelle, e perché propone comunque un’offerta di qualità, a cominciare dagli ottimi vini delle colline di Nimis, tra i quali eccellono il dolce Ramandolo e il robusto Refosco.

Ma nonostante questo non ci sono più, in termini di partecipazione popolare, i numeri di una volta, quando la sagra era davvero la “regina” incontrastata, perché le feste erano comunque poche ma soprattutto perché a Nimis la gente arrivava numerosa già da secoli, attratta da un richiamo spirituale molto sentito. E non solo dalle vallate che vi convergono, vale a dire Cornappo, Torre e Rojale, ma anche da Udine e da altre località del Friuli.
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 I tram nei primi decenni del secolo scorso in centro a Udine.
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Si pensi che prima nell’ultima guerra, quando mezzi di trasporto privati non c’erano, o molto pochi, dalla città si organizzavano addirittura corse speciali del “tram bianco” proprio per la sagra di Madonna delle Pianelle.
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 Il “tram bianco” nella piazza centrale di Tarcento: vi arrivò nel 1927.
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I binari, che già dal 1915 avevano raggiunto Tricesimo – e che nel 1927 sarebbero stati allungati fino a Tarcento -, ovviamente non arrivavano in paese, ma bisognava scendere alla stazione sulla Pontebbana, tanto che oggi al suo posto c’è un bel negozio di abbigliamento, il cui nome, non a caso, richiama il punto terminale della tramvia.
E qui bisognava noleggiare una bicicletta, altro sevizio appositamente istituito per la sagra di Nimis, che poi veniva custodita con tantissime altre in prossimità del Prato delle Pianelle in alloggiamenti creati proprio nell’imminenza dell’8 settembre.
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Il punto terminale di arrivo del “tram bianco” a Tricesimo: qui gli udinesi scendevano e noleggiavano le biciclette.

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  A quell’epoca, infatti, per la sagra questo era il giorno indubbiamente più importante, al quale si aggiungeva – molto amato – il prologo della vigilia, quando sul Prato arrivava il vino addirittura nelle botti dalle quali si spillava nei caratteristici boccali che, come lascia intuire il termine, venivano appoggiati direttamente sulle labbra e addirittura fatti passare di bocca in bocca senza paura alcuna che venissero trasmessi contagi di qualsivoglia natura.

Una sagra semplice, insomma, fatta di poche cose, ma sentite.   Come il tintinnio di quelle campanelline di terracotta che tutti portavano a casa a ricordo della giornata sul Prato delle Pianelle: ci sono famiglie che ne hanno collezionate a decine, praticamente almeno una per ogni anno.   Campanelle che si trovano ancora, pur cambiate perché non più fatte a mano, ma che comunque rappresentano ancora un simbolo che non può non essere letto come un segno positivo che si rinnova, intrecciato con la storia e la tradizione che la “Sagre des Campanelis” tiene in vita da ben 502 anni!   E che continuerà a farlo, si spera a lungo, grazie all’impegno e allo spirito di iniziativa della Pro loco e al lavoro dei suoi generosi volontari che sacrificano il tempo libero pur di assicurare nuova linfa a questa bella festa di paese.

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In copertina, la scena dell’Apparizione della Madonna nel 1467 raccontata dal pittore Giacomo Monai.  

(Foto Lauzana)

<N.d.R.  Le foto d’epoca della sagra e del santuario delle Pianelle sono tratte dall’opuscolo pubblicato dalla Pro Nimis nel 2016 in occasione dei 500 anni della
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mentre quelle del tram sono riprodotte su cartoline storiche.>
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.Un gruppetto di giovani canterine che sul Prato delle Pianelle intonavano villotte.
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Un venditore di campanelle di terracotta sul sagrato del santuario.
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La sagra sul Prato delle Pianelle nel lontano 1927.
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Suggestiva immagine del santuario scattata prima dell’ultima guerra.
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Ecco come sarebbe stata la originaria chiesetta campestre, prima dell’attuale santuario.
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La strada bianca (siamo nel 1910) aperta nel 1834 per collegare Nimis con Tarcento.
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