Un incontro semplice, sobrio, ma partecipato e attento. Così Nimis, suo paese natale, ha ricordato Antonio Comelli – “Presidente della Ricostruzione” e Assessore regionale all’Agricoltura in un momento decisivo, mezzo secolo fa, per il rilancio del settore primario -, uomo delle Istituzioni e dei valori che non si negoziano, nel ventesimo anniversario della scomparsa, presenti i tre figli, Donatella, Antonella e Gianfranco. Un paese cui l’avvocato è rimasto sempre saldamente legato, tanto da volervi anche tornare a riposare.
E proprio al severo e fedele rispetto delle Istituzioni, ai forti ideali morali, civili e politici – quelli dell’allora Democrazia cristiana cui si era avvicinato alla fine della guerra che l’aveva visto nelle file della Brigata Osoppo – si è ricollegato il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin presente alla commemorazione, nonostante altri concomitanti impegni, “perché – ha detto – volevo onorare l’uomo ma anche il politico da cui ho tratto insegnamento. Il suo esempio resta indelebile per tutti coloro che sono venuti dopo, ma in particolare per quanti si occupano della cosa pubblica”. Del resto, sull’uomo politico onesto, lineare, la cui gestione nel difficilissimo periodo della rinascita post-sismica è avvenuta senza ombre, bensì con un’efficienza tale da essere indicata ancora come “Modello Friuli”, aveva posto l’accento anche Lionello D’Agostini, già presidente della Fondazione Friuli, il quale ha dato alle stampe un volumetto, per conto della Società Filologica Friulana – che aveva organizzato l’incontro assieme al Comune pedemontano -, dal titolo “Antonio Comelli un protagonista del nostro tempo”. Lasciata la Regione nel 1984, a ricostruzione non conclusa ma in uno stato ormai avanzatissimo, l’avvocato ha quindi assunto la presidenza della Cassa di risparmio di Udine e Pordenone e anche lì – ha osservato D’Agostini – in dieci anni di grande impegno e di guida illuminata ha lasciato un’impronta incancellabile, tanto che nel successivo corso degli eventi si è avvertita la sua mancanza.
Gli interventi del presidente Zanin e di Lionello D’Agostini.
Un uomo insomma di grandi valori e ideali, anche perché alimentati dalla fede, autentico figlio di Nimis che si è saputo fare onore, come altri conterranei – il cardinale Ildebrando Antoniutti, l’onorevole Piergiorgio Bressani, tanto per fare due esempi –, lontano dal paese d’origine, ha osservato il parroco monsignor Rizieri De Tina che di Antonio Comelli ha dato una “lettura” concisa ma originale e apprezzata dall’uditorio che gremiva la sala consiliare. C’erano anche l’onorevole Flavio Pertoldi, il sindaco emerito di Tarcento già presidente della Regione Giancarlo Cruder, l’ex consigliere regionale Enio Agnola e Renzo Peressoni, già dirigente sanitario e presidente provinciale dei donatori di sangue.
E non sono mancati pure i ricordi personali e gli aneddoti, come quelli di Franco Tracogna (i tempi della Dc, il tifo per l’Udinese e la passione per la caccia) e del concittadino Bibi Lestuzzi, che ha rievocato in friulano alcuni momenti della giovinezza di lui e “Tunin”, allora vicini di casa, avendo i Comelli (originari di borgo Valle) costruito in centro su un terreno che era appartenuto a Rodolfo Zilli, scultore trasferitosi in Austria, nel cui nome è nato il gemellaggio di Nimis con Lannach, in Stiria.
Avevano aperto i lavori il sindaco, Gloria Bressani, la quale ha sottolineato quanto fosse doveroso che pure Nimis in questo ventesimo anniversario della scomparsa onorasse la figura dell’avvocato, e Giuseppe Longo, suo predecessore negli anni del dopo-sisma come Giovanni Mattiuzza e Germana Comelli, nipote del politico scomparso, che erano presenti alla cerimonia. Il quale ha proposto un ritratto locale del “Presidente della Ricostruzione” – e “dello Sviluppo”, ha opportunamente aggiunto Claudio Sandruvi, primo cittadino di Gemona, in anni importanti della rinascita della “capitale” del terremoto, e oggi della vicina Montenars -, ma soprattutto di “Tunin di Pauli” allora Assessore regionale all’Agricoltura che si prodigò, attraverso leggi molto innovative, per disincagliare il settore primario, e in particolare quello vinicolo, da una situazione di marginalità e di grande arretratezza. E che in loco ha portato al riconoscimento, il primo in Friuli Venezia Giulia, della Docg per il Ramandolo. “Altre soddisfazioni non mancheranno anche per i viticoltori di Nimis, ma queste – ha concluso Longo – saranno ancora il frutto di quella “vite” piantata mezzo secolo fa con un’azione davvero rivoluzionaria e lungimirante da Antonio Comelli. Tutti dobbiamo essergli riconoscenti”.
Il saluto del sindaco Gloria Bressani e, da sinistra, monsignor De Tina, D’Agostini, Vicario, Longo e Gianfranco Comelli; sotto, l’intervento del presidente della Filologica.
Infine, dopo un saluto del presidente della Filologica Federico Vicario – il quale, presente anche il direttore Feliciano Medeot, ha fatto cenno alle iniziative del 2019, quando il benemerito sodalizio festeggerà 100 anni – un commosso grazie da parte di Gianfranco Comelli, figlio dell’avvocato e legale pure lui, il quale anche a nome delle sorelle e degli altri parenti presenti in sala ha espresso apprezzamento alla Filologica per questa nuova attestazione di affetto nei confronti del compianto genitore (in maggio c’era stata un’altra commemorazione a Pozzuolo) e in particolare al Comune di Nimis, e quindi al sindaco Gloria Bressani, per aver voluto onorare Antonio Comelli anche nel paese natale, con una semplice ma sentita cerimonia. “Proprio quella – ha aggiunto – che avrebbe desiderato papà”.
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