La Festa del vino di Monfalcone rappresenta da decenni un momento di grande richiamo di appassionati di tradizioni isontine, ma anche occasione per incontri e tavole rotonde il cui interesse supera il “locale” per allargarsi a tutto il bacino della Mitteleuropea.
Da 15 anni a questa parte, dopo il taglio del nastro, viene affidato all’agronomo Claudio Fabbro e all’enologo Rodolfo Rizzi (presidente regionale Assoenologi) il compito di sviluppare un argomento d’attualità e così è stato anche pochi giorni fa, nella sala convegni dell’Hotel Lombardia di piazza della Repubblica.
Dopo il saluto del sindaco Anna Maria Cisint e, per la Pro loco Monfalcone, dei dirigenti Franco Miglia e Gian Carlo Blasini, Fabbro e Rizzi hanno approfondito un tema di molto interesse e cioè quello dei corretti abbinamenti, nonché la conoscenza di tre vini importanti quali la Malvasia istriana, il Cabernet franc e il Refosco.
Cabernet franc
“Poiché pare assodato che bere a digiuno faccia male allo stomaco e anche alla patente di guida, ecco allora – ha esordito Fabbro – che la nostra ricerca del benessere vino & sapori si sposta in una biblioteca di vaste proporzioni dove si trova tutto e il contrario di tutto. Vero è che nel tempo usi e costumi sono progressivamente scivolati dal “locale” al “globale” e che, andando in pensione, la nonna che vantava fiere radici contadine oppure avendo smarrito quel libretto in cui lei, con calligrafia d’altri tempi (e terminologia dialettale), annotava le sue creazioni , molto si è perso per strada in materia di segreti ed armonie fra campo e cucina.
Si trattava delle erbe del suo orto, o del bosco.
Abbinamento per affinità o contrapposizione
“La mia prima esperienza francese – ha proseguito il dottor Fabbro – mi confermò che in questo campo mai si è finito d’imparare. Alla voce aperitivo, antipasti a seguire, mi attendevo uno Champagne; quando ci servirono dei crostini con patè di fegato (oca e/o anatra) e lo abbinarono ad un dolcissimo Sauternes (Semillon vendemmia tardiva, appassimento, probabile muffa) pensai ad un errore del cameriere.
Mi frenarono giusto in tempo evitandomi una figuraccia.
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BEATO RUSSLI e Seppie in umido
“Paese o regione che vai usanze che trovi”.
Abbinamento per tradizione
“Un piatto tipicamente locale – gli ha fatto eco l’enologo Rizzi – va generalmente abbinato ad uno dei vini della stessa zona per creare un’affinità di profumi e di sapori.
Per chi ama gli autoctoni storici e non ha speso tutta la tredicesima nei saldi c’è sempre un grande Pignolo di 4-6 anni!”.
E con il pesce “povero” ?
“Se lasci le spalle al mare e vai verso le Alpi – ha ripreso nel suo dire il dottor Fabbro interessando sempre più l’uditorio monfalconese – allora quest’ultima formula può essere adottata per chi ama calare la lenza nei laghi, torrenti o fiumi carnici e dintorni.
Un bel rosso (il ritorno ancora ai Refoschi, Refoscone, Refosco di Faedis, Schioppettino è naturale) secco, giovane e affinato in inox senza interferenze aromatiche tostate (barrique per intenderci) si sposa divinamente con la trota affumicata che poco o nulla ha da invidiare al salmone”.
Abbinamento legato alle stagioni
“Si basa sul principio – ha poi spiegato Rizzi, avviandosi alla conclusione assieme a Fabbro – che in estate difficilmente prepareremo piatti tipicamente invernali e viceversa. In inverno avremo piatti grassi ed in estate piatti leggeri; in estate è curioso (e si presta a comprensibili ironie) vedere su un tavolo Barolo, Barbaresco, Chianti o Brunello di Montalcino.