di Gi Elle

Saper promuovere lo straordinario ventaglio di proposte che caratterizzano il territorio del Friuli Venezia Giulia, dalle montagne al mare.   Questa la sfida che il sistema agroalimentare, e l’agricoltura della nostra regione, debbono saper cogliere per concorrere a restituire attrattività al territorio montano, e anche a quello pedemontano.   Quest’ultimo spesso dimenticato, ancorché costellato di siti, attività, opportunità che sono state sviluppate nel tempo superando difficoltà non inferiori a quelle vissute dalle nostre genti in alta montagna, e che sono il frutto e la testimonianza della nostra più antica tradizione.   Questi, in sintesi, i contenuti dell’ intervento dell’assessore regionale alle Risorse rurali e forestali, Stefano Zannier, al convegno inaugurale della 22° “Festa della Pitina” che si conclude proprio oggi a Tramonti di Sopra.

L’incontro è avvenuto nella sede municipale, a cura di Slow Food, organizzazione che proprio alla Pitina aveva dedicato la propria attenzione per valorizzare questo prodotto unico, e antico, della pedemontana pordenonese eleggendolo a Presidio Slow Food. Riconoscimento che poi, pochi giorni fa, è stato amplificato attraverso l’attribuzione, da parte dell’Unione europea, del marchio di prodotto Igp, il primo della provincia di Pordenone.

Zannier ha innanzitutto sottolineato l’unicità della Pitina, che può essere prodotta e acquistata solamente nella Val Tramontina.   Essa rappresenta dunque un’occasione imperdibile per promuovere le vallate attraverso un turismo lento, appunto “slow”, attento alle peculiarità del territorio.

Il convegno è stato coordinato dal neo presidente di Slow Food Fvg, Giorgio Dri, e sono intervenuti tra gli altri il sindaco, Giacomo Urban, Cesare Bertoia, della Camera di commercio di Pordenone, e Guglielmina Cucci, assessore al turismo del Comune di Pordenone, a significare la potenzialità attrattiva dei prodotti tipici quale richiamo per l’area vasta.   Alla quale, la valorizzazione di occasioni del gusto come quella rappresentata dalla Pitina e dall’intera filiera dei sapori dell’area, può offrire un significativo e ulteriore motivo di interesse.

L’assessore Zannier ha anche rilevato che la metà del territorio dell’ex Provincia di Pordenone è area montana. E ha evidenziato che per ridare vitalità a quest’area, occorre creare nuove occasioni di imprenditorialità.   Che, come quelle offerte dal turismo di qualità, sono fornite da esperienze e percorsi qual è quello seguito, e completato con successo, per il riconoscimento della Pitina.  Non solo, ma per il recupero e il rilancio del territorio montano e pedemontano, l’attenzione andrà posta anche allo sviluppo delle filiere zootecnica, con le forme di allevamento sul territorio che concorrono a mantenerlo fruibile e curato, l’ambiente silvo-forestale.   Con l’obiettivo di offrire, soprattutto ai giovani, l’occasione per permanere sul territorio fruendo di nuove opportunità di imprenditorialità.

La Pitina, nella val Tramontina, ha origini antiche.

È stata ideata per trarre vantaggio anche dall’abbattimento di camosci o caprioli nelle attività venatorie, e di capi ovini e caprini malati e non più remunerativi.   Le carni degli animali erano una ricchezza davvero troppo preziosa per poter essere abbandonate.   Per questo motivo, era stato individuato un metodo di conservazione di lungo periodo.   La Pitina e le sue varianti, peta e petuccia, sono infatti uno dei metodi di conservazione individuati anticamente:  la carne, tritata e pestata finemente, veniva arricchita con sale, aglio, pepe nero spezzettato.   Con questa carne macinata venivano realizzate piccole polpette, che erano poi passate nella farina di mais, e lasciate affumicare sulle mensole del focolare, bruciando in particolare legno di pino mugo.
Una volta affumicate, le pitine potevano essere conservate per diversi mesi.   Nel tempo, la pitina è divenuta un punto di riferimento del gusto per la Val Tramontina.   Un richiamo, anche sotto il profilo turistico.   Ed è prodotta da sei aziende delle vallate.

Intanto, come dicevamo, ultimo giorno oggi per la “Festa della Pitina” a Tramonti di Sopra: una festa tutta speciale perché, come avevamo già osservato nei giorni scorsi, ha coronato il celebre salume delle valli pordenonesi come prodotto di qualità certificato dall’Unione europea appunto attraverso il recentissimo riconoscimento della Indicazione geografica protetta.

Nel Giardino Sina saranno proposte varie ricette con la Pitina, dall’antipasto fino al dolce (perché c’è anche… il gelato alla Pitina), con l’intervento di alcuni chef dell’alleanza Slow Food, da Federico Mariutti a Dario Martina ad Alessandro Scian (alle 10, alle 11.30 e alle 12.30).

Alle 15, i produttori del presidio Slow Food offriranno una dimostrazione narrata su “sua maestà la Pitina”, mentre alle 18 ci sarà la presentazione del libro di Tito Maniacco “I senza storia”, a cura della Biblioteca, all’azienda agricola Borgo Titol.

 In copertina, la Pitina il tipico salume della montagna pordenonese.

La Pitina è l’ideale durante la stagione fredda, ma il salume è ottimo anche adesso.

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