di Giuseppe Longo
Là dove c’era l’erba ora c’è una città”, cantava Adriano Celentano oltre cinquant’anni fa.  Ed oggi, parafrasando, Gianfranco Bianchini sintetizza:

“Qui una volta c’era soltanto mais, ora ci sono ordinati vigneti e una moderna cantina”.
E queste parole ci danno anche i contorni della “fotografia” che si può scattare sull’azienda Forchir, storico marchio portato avanti con capacità, lungimiranza e profitto dalla famiglia Bianchini nell’ambito della quale, più che al padre, 64 anni, vulcanico e onnipresente, le redini sono ormai nelle salde mani della primogenita Giulia, 36, diploma di liceo scientifico ma anche di sommelier.
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in copertina: la 85enne Signora Bianchini – mamma  di Gianfranco e nonna di Giulia, Aldo e Giovanni – taglia il nastro durante la cerimonia di inaugurazione dopo la benedizione
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Gli altri due figli maschi sono ancora studenti: Aldo è pure lui al liceo e Giovanni, come il genitore, vuol imparare tutto su vite e vino alla storica Scuola di enologia “Cerletti” di Conegliano.
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al microfono Gianfranco  Bianchini  con  i tre figli  Giulia, Aldo e Giovanni all’estrema destra, erano presenti anche tutti i dipendenti oltre ai numerosi ospiti…
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Ho rivisto con piacere Gianfranco dopo decenni – ognuno aveva preso la propria strada, peraltro molto diversa l’una dall’altra -, proprio in una occasione molto importante della sua vita professionale:
l’inaugurazione della bellissima cantina supertecnologica realizzata, appunto tra le vigne, alle porte di Camino al Tagliamento e a due passi da Codroipo.
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Il titolare Gianfranco Bianchini porge il benvenuto agli ospiti:
in primo piano la figlia Giulia “manager dell’azienda” che ormai affianca l’instancabile fondatore.
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Una grande festa – coronata dai piatti di Aldo Morassutti – con tanti ospiti, fra amici, politici (gli assessori regionali Roberto Zannier e Riccardo Riccardi, il sindaco della località con fascia tricolore), il parroco per la rituale benedizione, e rappresentanti di categoria, mentre Claudio Fabbro ha intessuto, da par suo, le lodi per questa azienda che ha tutti i numeri per sfondare sul mercato, sul quale peraltro è già molto ben rappresentata con una ricca gamma di vini ottenuta tutta da vigneti di proprietà, oltre 230 ettari, ripartiti appunto fra Camino, Codroipo, Spilimbergo e Precenicco, il paese natale di Bianchini.
Grave del Friuli è la Doc di riferimento e i vini ottenuti sono praticamente tutti quelli della denominazione: quattro bianchi (Chardonnay, Pinot grigio, Sauvignon, Traminer aromatico), tre rossi (Cabernet sauvignon, Merlot, Refosco dal peduncolo rosso), Friulano (ex Tocai) della Doc Friuli, quattro Cru (Ribolla gialla, Maraveis, Pinot nero, Refoscone).
Oltre a cinque buone bollicine: Brut Joy, Prosecco frizzante, Prosecco spumante, Ribolla gialla e Moscato rosa.
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al centro il Vicepresidente della Regione FVG ed assessore alla sanità  Riccardo Riccardi a sinistra il cronista di Telefriuli
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L’intervento dell’assessore regionale Zannier.
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Il saluto del sindaco di Camino al Tagliamento.
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Il saluto del rappresentante di Confagricoltura Udine , al centro  ed a sinistra il Direttore e giornalista di Telefriuli
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L’intervento del dottor Claudio Fabbro.
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Soltanto un appunto sul nome dell’azienda che è di origini nobiliari.
In effetti, il cognome Forchir, proveniente dal Centro Europa, lo troviamo nella piana di Bicinicco, esattamente nella piccola frazione di Felettis, già agli esordi del secolo scorso e questi produttori “possono essere considerati – ricorda Fabbro – fra i primi (se non i primi) imbottigliatori di buon vino” nel nostro Friuli. Gianfranco Bianchini, enotecnico, cominciò a collaborare fin da giovanissimo, in qualità di consulente, con quest’azienda dalle radici lontane.
Meritò stima e fiducia, tanto che poco più di trent’anni fa i Forchir giunsero nella determinazione di affidarla direttamente nelle mani competenti del collaboratore, Il quale non esitò ad accettare l’impegnativa proposta, animato da indubbio spirito d’avventura, ma anche di piglio imprenditoriale.
E cominciò la crescita, graduale, ma progressiva, fino alle attuali dimensioni che sono di tutto rispetto:
si producono 18 mila ettolitri di vino, 1 milione 300 mila bottiglie l’anno.
Dell’impianto aziendale dei Forchir è rimasto ben poco, ma il nome sì.
Anche in segno di gratitudine, Bianchini non ha voluto privarsene, essendo un ,marchio affermato sul mercato.
Era sinonimo di qualità e di garanzia per il consumatore.
Bastava continuare ad onorarlo e lui assieme alla sua famiglia lo fa in modo appassionato ed efficace.
Anche perché si è dotato di sistemi produttivi e strutture d’avanguardia.
Cominciando dal vigneto, le tecniche colturali sono improntate al massimo rispetto dell’ambiente, con impatto ridotto praticamente a zero per la scelta di dare un deciso taglio all’uso di concimi, antiparassitari e diserbanti.
Impatto ambientale inesistente anche per la cantina che produce da sè, tramite un sistema geotermico
e un megaimpianto fotovoltaico posto sul tetto, l’energia elettrica necessaria per far funzionare macchinari (pigiatrici, presse, pompe, catena d’imbottigliamento da tremila pezzi l’ora) di ultima generazione.
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https://www.forchir.it

 

Un insieme di tecnologie che, per esempio, ha permesso di bandire dalla vinificazione l’uso di anidride solforosa, producendo una linea di vini attenta anche al benessere del consumatore.

Un obiettivo, questo, che sarà potenziato attraverso un graduale inserimento in azienda di vitigni resistenti alle malattie, e che quindi richiedono meno trattamenti, messi a punto dopo anni di studio dai luminari dell’Università di Udine assieme ai tecnici dei Vivai Cooperativi di Rauscedo.
La famiglia Bianchini crede infatti con convinzione in questa nuova filosofia colturale attenta all’ambiente.
Anche perché è proprio l’ambiente, generoso, che le consente di produrre e lei lo contraccambia rispettandolo.   Meglio di così…
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